giovedì 7 gennaio 2010

Spagna, paese di barbari

Avviso subito che sto per raccontare delle barbare e mostruose pratiche perpetrate da un popolo, e di come queste pratiche appiano, agli occhi dei membri del suddetto popolo, come comportamenti assolutamente comuni, normali e financo in linea con l'etica. So che questo urterà la sensibilità evoluta dell'uomo e della donna d'Italia, che, ahimé, sappiamo essere uno degli ultimi bastioni di civiltà rimasti.
Ma andiamo con ordine. Di recente mi è capitato di incontrare una cara amica spagnola, di barcellona. Eravamo seduti ad un tavolo e la conversazione scivolava liscia e piacevole tra vari argomenti; finché questa non comnincia a parlarmi dei suoi amici. Mi dice di Marta che è architetto, così come Andrea e Stivalis, di Anna che è psicologa, e ha altre 4 amiche psicologhe e altrettante invece che sono avvocatesse, tra cui Giorgia. All'inizio ero rilassato, ma poi mi irrigidisco sospettoso e chiedo: "ma tu hai amici e amiche soltanto di una certa età?"
"No, perché questa domanda? Marta ha 27 anni e Stivalis 28, come Anna del resto.. direi che siamo tutte tra i 25 e i 30". Avete capito bene: tra i 25 e i 30. Questa nazione di mostri e barbari che è la Spagna fa accupare le cariche professionali di maggiore responsabilità, quelle che determinano il benessere e il buon funzionamento della società, i medici, gli avvocati, gli architetti, gli psicologi, gli insegnanti, i funzionari, gli educatori, la Spagna fa fare questi lavori agli adolescenti. A quelli che stanno attraversando gli anni in cui, finita l'univerità, ci si affaccia timidamente, pieni di incertezze e di timori, al mondo ambiguo e contraddittorio dell'adolescenza: i venticinque-trentenni. Alla scoperta della sessualità, ancora incerto della propria identità, attratto e repulso al contempo dalla progettualità propria della vita adulta, questi spagnoli ti prendono e ti sbattono immediatamente nelle più importanti cariche lavorative. E lo fanno con una spudoratezza! come se fosse una cosa ovvia. Io, come voi, da buon conoscitore della progredita realtà italiana, so bene come sia giusto non pensare neppure di cominciare prima dei cinquanta-sessanta anni a intraprendere queste attività, e come sia praticamente impossibile farle bene prima dei settanta. Ho guardato la mia amica con gli occhi strabuzzati, incredulo di cotanta depravazione. Ma il bello è che lei (professoressa di catalano, tra l'altro; a 28 anni, che barbarie!), invece, sembrava convinta di avere detto la cosa più banale di questo mondo.

Ma proseguiamo. Allora ho chiesto: "ok... ma per fare questo tipo di lavori, che percorso avete fatto?"
"bè, gli architetti l'università di architettura, gli avvocati giurisprudenza, io, che insegno catalano, lettere.."
No. Vergogna! capovolgimento del buon senso! Depravazione morale e deprecazione di tutte le leggi divine, le quali, così limpide, non lasciano spazio a misinterpretazione! A cosa la malizia dell'uomo può arrivare! Architettura per gli architetti, giurisprudenza per gli avvocati, lettere per gli insegnanti. Assurdo. Tutti noi italiani sappiamo che, come logica vuole, ti iscrivi ad architettura per due motivi: stare a cazzeggiare sei o sette anni e dopo lavorare come agricoltore, o fattorino, o commesso, o operatore ecologico. E ti iscrivi a giurisprudenza per fare il commerciante di pesce, il camionista o, al massimo, per aprire una lavanedria. In Spagna no: architettira architetto, giurisprudenza avvocato, lettere professore. Assurdo. Contorto.

Allora con il volto pieno di orrore, trattenendo a stento il vomito, la incalzo: "ok... ma dopo l'università quanti master, corsi di formazione, scuole di specializzazione, esami di stato, stage, tirocini retribuiti, non retribuiti, praticantati, lavoretti cococo, riqualificazioni professionali, seminari, workshop ecc avete fatto?"
"Como? non ho capito bene... ma provo a risponderti: dopo la laurea, cerchi finché, passato non più di qualche mese, trovi qualcuno che ti prende. Massimo un anno di prova e, se sai fare il tuo lavoro, sei assunto". ciliegina sulla torta. Ti fanno lavorare anche impreparato. Ti privano di quello che, come sappiamo, in italia è il fiore all'occhiello del sistema: la formazione post laurea.


Insomma, ho fatto presto in modo di parlare di altro. Ho controllato il mio disgusto e ho tergiversato, tornando a discorrere di musica. La mia amica non avrebbe capito. Culture troppo distanti. So che per noi sono cose incredibili. Ma dobbiamo cercare di capirle. Quando l'uomo è arrivato sulla terra non c'era la civiltà così come la conosciamo oggi. La civiltà è nata paino piano, con l'impegno e lo sforzo congiunto di tutti. Come ci ricordano i nostri nonni, fino a non molto tempo fa anche l'Italia -e oggi è difficile da credere- era un paese di barbari, come la Spagna.




PS: morale della favola: leviamoci dai coglioni, leviamoci dai coglioni finché non siamo morti del tutto

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