sabato 6 febbraio 2010

Vampire Weekend, Antlers, Bear In Heaven, Local Natives. Poker

Parlimo un po' di musica, che di recente ho ascoltato alcune cose con tempo e attenzione sufficente per scriverne.

Uno dei dischi che più mi godo in questi giorni è Contra dei Vampire Weekend. Per me era impensabile l'idea di poter amare così un disco tanto ska, reggae, afro (e chissà cos'altro!) quanto poco rock. Loro invece ci sono riusciti. E lo hanno già fatto con il precedente, uscito nel 2008, album omonimo (che comunque è più vicino a sonorità indie classiche rispetto al successivo). Meglio quest'ultimo o Contra? Oggi, non c'è dubbio, i quattro osano di più. Comunque sarà il tempo a dirlo, al momento non mi sbilancio. Il mio pezzo preferito è Run, e ha anche un testo carino.



Altro disco che sto consumando con voracità è Hospice degli Antlers, uscito qualche mese fa per la Frenchkiss. Per me uno dei migliori dello scorso anno. Sono andato a leggermi interviste, recenzioni, commenti e lyrics con una curiosità che non avevo da tempo per un disco. Lo dico subito, Hospice è uno strazio. Se siete tra quelli che non vanno al cinema perché l'amico ha detto che il film è bello, sì, ma anche triste, o tra quelli che, quando la radio manda un pezzo dei cure, cambiano stazione, allora tenetevi lontani da questo LP, ma molto lontani. Hospice è un concept dove il cantante e compositore Silberman ci accompagna, traccia dopo traccia, verso un'esperienza di dolore e di perdita, perdita di sé, dell'altro e insomma della terra sotto i piedi, dovuta alla condivisione con la persona amata della malattia terminale di quest'ultima. Da qui il titolo, Hospice, luogo dove i moribondi sono accompagnati verso gli ultimi momenti. La musica mantiene costante la tenzione, oscillando con sapienza tra crescendi showgaze e post rock da un lato e accordi di chitarra folk sussurrati (a me sono venuti in mente sia gli M83 e i sigur ros sia Bon Iver). La voce androgena si confonde con il riverbero degli strumenti, ma andando a leggere le liriche ci si accorge di quanto i testi siano belli, la giusta controparte della musica che li accompagna. Il risultato che ne viene fuori è davvero un'efficacie rappresentazione del dolore e della sua condivisione (e il primo singolo, Two, è uno dei momenti più ispirati).



Altri due dischi che consiglio sono Beast Rest Forth Mouth dei Bear in Heaven e Gorilla Manor dei Local Natives. Psichedelico e drone il primo, neofolk alla Fleet Foxes e Dodos (che mi sono piciuti meno) il secondo. Non male davvero.

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