Non sono mai stato un geek (devo cominciare anch'io a utilizzare inutili parole anglofone, fa figo). Non che in astratto la rete, la tecnologia, i new media non mi affascinassero. Anzi, sono sempre stato un aspirante geek. Cazzo internet è il futuro, cazzo che figata fare questo o quest'altro al computer! Comincia la rivoluzione! poi però dopo dieci minuti mi stancavo. Un gran mal di testa e il senso di inanità improvvisamente si impadroniva di me. E poi guarda fiori che sole! Cavolo posso chiamare un amico e andiamo a prendere un caffé. Lì c'è un amplificatore e una chitarra, che facciamo perdiamo altro tempo? Ho sempre continuato a comprare la copia cartacea di Repubblica. Anche anche uno come Trotsky avrebbe avuto qualche problema in più oggi.
Mentalità novecentesca. Metabilismo lento incompatibile con la rapidità di oggi, per cui se un pomeriggio vai a fare una passeggiata sei già fuori dal mondo della rete. Alla fine l'ho sempre vissuta un po' così, col fiatone, sta rivoluzione telematica. Oscillante tra l'affermazione "questi sono tutti scemi" e la domanda "ma dove vivo? sulla luna?".
Poi un giorno la mia vita reale, che con i suoi alti e bassi aveva più o meno sempre avuto un capo una coda, improvvisamente si è ritrovata senza questi. Non che sia una condizione dolorosa e neppure una condizione vuota. Anzi, e sono io il primo a stupirmene, è una condizione tutto sommato piacevole. Tant'è che, privato di alternative reali a portata di mano, mi è venuto naturale passare i pomeriggi davanti a sto coso rettangolare di plastica grigia pesante 4 chili. Il mal di testa rimane, ma apparte questo è devvaro divertente. Ed eccomi a scrivere un post che avrebbe avuto un suo perché cinque o sei anni fa (tradotto con la moneta corrente: molte ere fa), mentre oggi sembra uno scritto dell'Egitto protodinastico in cui si elogiano le fantastiche possibilità offerte dalla nuova tecnica del papiro. Spero che gli archeologi apprezzino
Da treanniorsono |
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